Le Pergamene di Atri

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L’archivio del comune di Atri, parti del quale sarebbero state conservate fra i secc. XVII e XVIII presso l’archivio della cattedrale, ha subito nel tempo numerose dispersioni. Una delle cause note è rappresentata dai tumulti del 1906, nel corso dei quali parte della documentazione più antica fu data alle fiamme. Un’altra causa di dispersione può essere imputata ai ripetuti trasferimenti subiti dall’archivio nella seconda metà del sec. XX: la documentazione ritenuta più preziosa, le pergamene e alcuni registri, è passata fra il 1965 e il 1996 dalle stanze del municipio alla biblioteca municipale e successivamente alla biblioteca capitolare, per essere infine riunita all’archivio comunale. Nello stesso periodo la gran parte dell’archivio veniva distribuita fra diversi locali della sede municipale, palazzo Acquaviva, per lo più in condizioni di grande disordine e cattiva conservazione, aggravate dai lavori di ristrutturazione del palazzo avviati nei primi anni ’90.
In tale circostanza le carte di vari uffici, fra cui l’ufficio tecnico, vennero portate negli edifici ex ONMI ed ex carcere, mentre solo a lavori iniziati si è provveduto al trasferimento nei locali dell’ex liceo classico “Luigi Illuminati” di vari spezzoni di documentazione superstite che emergevano via via. In questa sede, fra il 1995 e il 1998, è stato eseguito un nuovo riordinamento dell’archivio storico, che ha ripristinato e proseguito l’ordine attribuito alle carte nel precedente intervento, risalente alla metà del sec. XX, attribuito al segretario Emidio Mattucci e registrato in un inventario. La porzione d’archivio allora trattata era stata strutturata secondo il sistema di classificazione per categorie e classi stabilito dalla circolare “Astengo” del 1897, applicato anche alla parte antecedente all’emanazione della circolare, con l’esclusione della documentazione più antica. Nel 1999, al termine delle attività di riordino, l’archivio è stato riportato al palazzo d’Acquaviva.

La storia di Atri

Come scriveva Plinio, Atri è posta a sei miglia dal mare Adriatico, ed è forse una delle più antiche città d’Abruzzo; lo dimostra il fatto che le sue origini sono oggetto di discussioni spesso circondate da aloni leggendari. Tra le varie ipotesi la più accreditata è che Hatria, poi Hadria, fu luogo di origine illirico-sicula. Molti sostengono cha da essa prese il nome il mare Adriatico, su cui aveva un porto presso l’odierna foce del Matrinus (Vomano), tra Pineto e Roseto, che con Spina, Numana e Porto Trabbia, fu il primo dei quattro empori adriatici del mercato greco sin dal VI sec. a.C. C’è chi pensa che tale popolazione italica pervenne in Atri verso l’VIII sec. a.C., stabilendosi in grotte.

Tali grotte esistono ancora a sud della città e sono accessibili, destando interesse per le massicce colonne con archi, tanto da far pensare ad un tempio. Si potrebbe pensare che esse fossero abitate, perché si trovano in alcuni cunicoli rivestimenti di calce.

Secondo il Sorricchio, in Atri pervennero circa 2.600 anni fa, varie ondate dalla Dalmazia, tramite mare, che vi fondarono una colonia il lirico-sicula. Il culto del Dio Hadranus (Adrano), a cui era sacro il cane è rinvenibile nelle antiche monete ove è presente un cane accucciato, si può quindi ricollegare al Dio Hadranus il nome Hatria (Atri), e quindi Mare Adriatico, nonché Fano Adriano (Fanum Hadrani = tempio di Adrano).

Tito Livio, fa un attento paragone con gli etruschi, dal cui nome arcaico derivò il nome Tirreno, così fu per Atri con l’Adriatico. Così fu lo Jonio, in onore di Jone figlio del Dio Hadranus.

Dal IV secolo Atri, subì gli influssi dei Piceni, le cui tombe furono ritrovate sul finire del 1800 e gli inizi del 1900 sul Colle della Giustizia. Di questa scoperta ne parla il Brizio. Si tratta di tre tombe che danno prova della presenza di una colonia preromana. Ritornando alla storia di Atri, ricordiamo l’espansione umbro-picena con le capitali ad Atri ed Ascoli. Nelle ultime guerre sannitiche Atri intervenne in aiuto dei Romani e quindi entrò nel patto federale degli Stati Latini (284-264 a.C.)

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