La storia di Atri
Tali grotte esistono ancora a sud della città e sono accessibili, destando interesse per le massicce colonne con archi, tanto da far pensare ad un tempio. Si potrebbe pensare che esse fossero abitate, perché si trovano in alcuni cunicoli rivestimenti di calce.
Secondo il Sorricchio, in Atri pervennero circa 2.600 anni fa, varie ondate dalla Dalmazia, tramite mare, che vi fondarono una colonia il lirico-sicula. Il culto del Dio Hadranus (Adrano), a cui era sacro il cane è rinvenibile nelle antiche monete ove è presente un cane accucciato, si può quindi ricollegare al Dio Hadranus il nome Hatria (Atri), e quindi Mare Adriatico, nonché Fano Adriano (Fanum Hadrani = tempio di Adrano).
Tito Livio, fa un attento paragone con gli etruschi, dal cui nome arcaico derivò il nome Tirreno, così fu per Atri con l’Adriatico. Così fu lo Jonio, in onore di Jone figlio del Dio Hadranus.
Dal IV secolo Atri, subì gli influssi dei Piceni, le cui tombe furono ritrovate sul finire del 1800 e gli inizi del 1900 sul Colle della Giustizia. Di questa scoperta ne parla il Brizio. Si tratta di tre tombe che danno prova della presenza di una colonia preromana. Ritornando alla storia di Atri, ricordiamo l’espansione umbro-picena con le capitali ad Atri ed Ascoli. Nelle ultime guerre sannitiche Atri intervenne in aiuto dei Romani e quindi entrò nel patto federale degli Stati Latini (284-264 a.C.)